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Chiamale se vuoi … mozioni

Chiamale se vuoi … mozioni

Mercoledì 24 settembre sono state messe ai voti, alla camera dei deputati, alcune mozioni relative al progetto JSF, cioè alla fabbricazione ed all’acquisto dei cacciabombardieri F-35 che vengono assemblati, per l’Italia e l’Olanda e per non si sa chi altro, nello stabilimento situato all’interno dell’aeroporto militare di Cameri.

Si tratta del noto strumento di morte prodotto da Lockheed Martin in associazione, a Cameri, con Alenia Aermacchi del gruppo Finmeccanica.

Note sono pure le critiche, le discussioni, le iniziative del movimento pacifista ed antimilitarista; noti i voti che si sono susseguiti, anche in parlamento, negli scorsi anni.

La più vecchia tra le mozioni messe ai voti stavolta (giaceva tra le carte ed i file di Montecitorio addirittura da aprile) era quella firmata da SEL: si tratta di una richiesta di abbandonare del tutto il programma, cioè di fuoriuscire dal progetto F-35.

Un’altra mozione contraria ai nuovi cacciabombardieri, che dovrebbero essere consegnati all’Italia a partire da 2016, è stata quella presentata dal M5S.

Ci si potrebbe chiedere come mai SEL e M5S non si siano messi d’accordo per presentare una mozione comune. Probabilmente per ragioni di visibilità, ma anche a causa del fatto che la mozione del M5S conteneva, nel dispositivo, una richiesta subordinata scritta apposta per non spiacere all’apparato industriale e militare italico (si sa come i pentastellati siano sensibili al riguardo e molto affezionati alle divise).

Ad ogni modo, i due partiti succitati si sono incrociati nel sostegno delle rispettive mozioni: ciò non è servito comunque per evitare la loro bocciatura. Di conseguenza la camera dei deputati ha ribadito, con tale doppia bocciatura, l’intenzione dei rappresentanti del popolo sovrano di costringere l’Italia a continuare a produrre e ad acquistare gli F-35. Quanti produrne e quanti comprarne è tutt’altra questione, che fa parte anche dell’abitudine di sollevare polveroni che possano confondere l’opinione pubblica, cioè i potenziali elettori di future elezioni.

Tra parentesi: la camera dei deputati ha bocciato pure una mozione della Lega Nord, che, con una certa qual comicità, proponeva tra l’altro la sostituzione degli F-35 con i ben più micidiali, più costosi ed ultratecnologici F-22 Raptor, che gli USA non hanno la benché minima intenzione di vendere a chicchessia.

Sono state invece approvate, con il parere favorevole del governo per l’occasione rappresentato in aula dal sottosegretario alla difesa, generale Rossi,

tre mozioni favorevoli al progetto F-35 per come è attualmente strutturato: si tratta delle mozioni presentate rispettivamente da Scelta civica, dal Nuovo Centro Destra, da Forza Italia. Da notare che tali mozioni hanno compattato i partiti che sostengono il governo con il partito che quasi sostiene il governo, cioè con Forza Italia. Da notare altresì che il voto favorevole a tali mozioni è arrivato anche da quasi tutti i deputati del PD.

Ma i piddini sono fantasiosi e si sentono ancora “desinistra”: non poteva quindi mancare la mozione pensosa e fintamente critica nei confronti del progetto F-35: la cosiddetta mozione Scanu, dal nome del primo firmatario. Tanto per essere più chiari, riportiamo qui il testo del dispositivo di tale mozione: “impegna il Governo: a riesaminare l’intero programma F-35 per chiarirne criticità e costi con l’obiettivo finale di dimezzare il budget finanziario originariamente previsto, così come indicato nel documento approvato dalla Commissione parlamentare difesa della Camera dei deputati a conclusione dell’indagine conoscitiva sui sistemi d’arma, in vista del Consiglio europeo del dicembre 2013, tenendo conto dei ritorni economici e di carattere industriale da esso derivanti; a ricercare, entro questi limiti, ogni possibile soluzione e accordo con i partner internazionali del programma F-35, al fine di massimizzare i ritorni economici, occupazionali e tecnologici, valorizzando gli investimenti già effettuati nella Faco e la sua potenzialità quale polo produttivo e logistico internazionale; a mantenere costante il controllo sulla piena rispondenza dei velivoli ai requisiti di efficienza e di sicurezza e ai criteri operativi delle Forze armate.”

Ecco il giochino: i piddini, per il solo motivo che si vogliono risparmiare soldi, propongono un eventuale dimezzamento del budget previsto per l’acquisto, che potrebbe comportare, a parere di alcuni, il dimezzamento dei pezzi da acquistare: da 90 a 45 o anche meno. Da notare comunque che il governo ha dato parere favorevole pure per questa mozione, intendendo la riduzione come un’eventualità tutta da ridiscutere in occasione della stesura definitiva del cosiddetto Libro bianco della difesa che dovrebbe vedere la luce all’inizio del prossimo anno. Quello che il governo ha tenuto a sottolineare, fin da subito dopo la votazione delle mozioni, è che il progetto è stato riconfermato e che si andrà avanti con la produzione e l’acquisto dei nuovi cacciabombardieri.

Da notare inoltre che la mozione piddina ha potuto ottenere il via libera anche grazie ad un altro giochino interessante: l’astensione di SEL e del M5S, che ha permesso appunto di superare i voti contrari e di consolidare l’opera ambigua dei piddini “pensosi” ma nella sostanza favorevoli al riarmo continuo e alle guerre occidentali.

Questo è tutto. La solita storia. Una manovra convergente tra interessi industriali e velleità militari, con l’abile diversivo dei piddini che cercano di mantenere per sé l’affezione di una parte dei pacioso-pacifisti confusi dal gioco delle tre carte, anzi delle quattro mozioni presentate dai partiti di governo e da FI.

Far finta di essere pacifisti non è tanto difficile: lo si può fare agevolmente, fondandosi su problemi di bilancio, senza mai parlare delle guerre in cui l’Italia è attualmente impegnata e magari pure partecipando a qualche iniziativa che le associazioni quasi-pacifiste filo-istituzionali organizzano per amore di patria e di portafoglio (dal momento che si tratta di associazioni che in gran parte ricevono finanziamenti pubblici e che non possono recare quindi troppo dispiacere ai governi in carica).

Dom Argiropulo di Zab

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